di Alberto Premici – La notizia inattesa del ritiro delle truppe da Kherson, data ieri dal ministro della Difesa russo Serghei Shoigu, apre nuove scenari nell’ormai lungo conflitto in Ucraina.

E’ di oggi invece la manifesta volontà, per voce del ministro degli esteri russo, di voler discutere con l’Ue le modalità di uscita dalla crisi, pur con qualche distinguo e condizione.

I due fatti lasciano finalmente ben sperare, almeno per un immediato cessate il fuoco e successiva trattativa per la fine delle ostilità. Tuttavia Kiev, vista la difficoltà russa di prevalere sul campo, teme che Mosca voglia prendere tempo solo per riorganizzarsi.

Ne è convinto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleh Nikolenko, il quale teme che le offerte negoziali della Russia siano “un’altra cortina fumogena. Sia pur con una limitata disponibilità al dialogo, la Russia sta cercando di guadagnare tempo, di cambiare la situazione sul fronte a suo favore, e avviare una nuova fase di aggressione”.

Il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak sospetta addirittura che le milizie russe stiano minando Kherson, per trasformarla in una “città di morte”.

Quella in Ucraina è una guerra con un bilancio già pesantissimo: secondo fonti USA, sarebbero al momento oltre 100.000 i soldati russi uccisi o feriti ed altrettanti quelli ucraini. Senza contare i civili, i profughi e la distruzione delle infrastrutture ucraine.

Secondo alcuni funzionari statunitensi e occidentali, la situazione sul campo è in totale stallo e nessuna delle due parti potrà prevalere sull’altra. Ecco perché la via negoziale appare l’unica soluzione.

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