Rispondendo a taluni dichiarazioni di partiti politici riguardo l’opera della Ferrovia Salaria i quali ritengono che i 40 milioni stanziati per il progetto di fattibilità della suddetta risultino “buttati”.

L’ingente somma ottenuta dalla Commissione Bilancio lo scorso luglio, non è destinata solo alla Ferrovia Salaria, ma a studi di fattibilità riguardanti il sistema ferroviario del Centro Italia che unisce le province colpite dal sisma 2016 alla Capitale. Sono finanziamenti preziosissimi per conferire una struttura fondamentale al complesso processo di ricostruzione post-sisma di tutte quelle aree che, ancora ad oggi, ne risentono.

Lo studio di fattibilità della Ferrovia Salaria, inoltre, (a differenza di quanto erroneamente detto da qualche esponente politico) è iniziato nel mese di aprile ed arriverà a conclusione nel mese di dicembre 2022, dimostrando l’avanzamento del processo, apostrofato in tono sardonico in alcune asserzioni.

Con l’occasione, invitiamo a considerare adeguatamente il fatto storico e senza precedenti rappresentato dalla volontà, espressa unanimemente dai territori e da numerosi stakeholders ricompresi tra San Benedetto del Tronto e Roma in occasione del Manifesto della Ferrovia Salaria di procurare un collegamento ferroviario che – lungi dal rappresentare una diseconomia “sprecata” per contrade dimenticate – costituisce l’unica infrastruttura strategica e di valore sistemico capace di ricollegare il Centro Italia, colpito dal sisma e già afflitto dallo spopolamento, al sistema paese e all’hub europeo e mondiale rappresentato da Roma: restituendogli in tal modo dignità abitativa, sociale ed economica.

In altri termini, l’appello pressante che formuliamo a nome del Manifesto è quello di considerare l’opera ferroviaria non in termini meramente contabili, bensì come irrinunciabile leva moltiplicatrice di ritorno e ripopolamento delle aree interne merchigiane, laziali ed abruzzesi.

A tal proposito, ricordiamo l’esempio virtuoso rappresentato dal collegamento ferroviario di Ascoli Piceno con la costa adriatica (di cui RFI aveva pianificato la soppressione) che oggi, anche grazie all’impegno profuso venti anni fa dal Comitato “Un treno per amico”, è stato elettrificato ed è ampiamente frequentato da studenti, pendolari, turisti e ciclisti. Una proposta di questo tipo è tutt’altro che campata in aria.

La Ferrovia Salaria è una priorità non più prorogabile considerato che le aree interne del Centro Italia sono entrate già nel vivo della fase di ricostruzione fisica. Senza una visione sistemica- di connessione con le realtà metropolitane della costa adriatica e la capitale – e la garanzia di un’accessibilità al nostro territorio appenninico la domanda sorge spontanea: per chi stiamo ricostruendo?

Il Coordinamento Ferrovia Salaria

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