di Alberto Premici – La giornata odierna, 11 novembre, è comunemente nota come la festa di S. Martino, per la precisione S. Martino di Tours, tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa Cattolica.

La leggenda vuole che Martino, militare ispettore dei posti di guardia, nell’inverno del 335, incontrando un mendicante infreddolito, divise in due il suo mantello per donarne parte al poveraccio.

La notte seguente Martino vide in sogno Gesù, rivestito della metà del suo mantello militare. Al risveglio trovò il suo mantello integro. Questo episodio lo indusse alla conversione al cristianesimo.

Ma l’11 novembre era in passato una giornata importante soprattutto per il mondo rurale e poteva a ragione definirsi il Capodanno dell’Agricoltura, in quanto gli usi sancivano l’anno agrario il tempo che intercorreva dall’11 novembre al 10 novembre di ogni anno.

Il periodo era soprattutto legato alla mezzadria, ormai desueta, in pratica un contratto agrario con cui il quale proprietario e mezzadro, si associano per la coltivazione e la raccolta dei prodotti di terreni più o meno estesi, dividendo prodotti e utili, con spese di gestione ripartite al 50%.

Nella stessa giornata dell’11 novembre però, il proprietario del fondo aveva la possibilità di recedere dai patti e sfrattare il mezzadro da terreni e case date in uso. Il detto “fare San Martino”, all’epoca, non era quindi benaugurante, in quanto coincideva con il trasloco dal fondo e dalle case rurali fino a quel momento possedute.

Dal 1974 la mezzadria è stata soppressa tra le possibilità di patti agrari e attualmente i fondi e le case rurali vengono semplicemente affittati.

Ma è anche il giorno ben sintetizzato dal celebre proverbio “a San Martino ogni mosto diventa vino”. Coincide infatti nel periodo in cui termina la fermentazione e si ha un primo assaggio del nettare enoico sotto forma di “Vino Novello”.

A questo vero e proprio rito poi si affiancano usanze gastronomiche tipiche. Naturalmente si gustano le castagne, ma l’Italia, come spesso avviene, ha le sue tradizioni ben circoscritte. Nella nostra provincia si ama grigliare maiale o altre carni, mentre In Friuli, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna è l’oca con carne affumicata a farla da padrona in questo giorno di festa. Nel vicino Abruzzo, come in molte zone d’Italia, si gusta la pizza a base di mais, noci, fichi secchi, miele, nella quale è nascosta una moneta e per questo chiamata “la pizza coi quattrini”.

Il biscotto di San Martino è un dolcetto rustico tipico della tradizione siciliana, un biscotto secco compatto e profumato con semi di finocchio o anice. A Martina Franca, nel tarantino si festeggia a tavola con il capocollo, mentre nel Veneto si preparano i zaleti, biscotti a base di farina di mais decorati con glassa o cioccolato, regalati ai bambini per ricordare la questua del Santo.

Ma va ricordato soprattutto che l’11 novembre 1918, nel vagone di un treno nel bosco francese di Compiègne, fu firmato l’armistizio che metteva fine a più di quattro anni di battaglia e milioni di morti. Terminava così la Prima guerra mondiale.

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