di Alberto Premici – Offida, paese del merletto, dei monumenti, del carnevale, del buon vino e…dei musicisti. Tra loro il chitarrista Giuseppe Ciabattoni, non più una novità nel panorama musicale, che sta percorrendo a grandi passi la via del meritato successo.

Nell’aprile scorso infatti è uscito il suo primo disco, “Sacred spring”, prodotto da Workin’ Label e distribuito in Italia e all’estero da Ird. 

Già dal breve promo in fondo all’articolo, non sfugge l’impegno di Ciabattoni nella ricerca di timbriche e sonorità ed in particolare l’influenza che un monumento delle sei corde, come John Scofield, ha avuto sul giovane chitarrista offidano, caratterizzata di un sapiente utilizzo dell’overdrive in fantasiosi riff, che spaziano dal jazz al blues, dal funk al rock.

La stessa casa di produzione ne sintetizza la già spiccata sensibilità musicale: “Il giovane chitarrista marchigiano affida a sette tracce originali (suonate insieme a Gianmarco Spaccasassi) la sua idea di jazz, riproponendo gli elementi essenziali di classiche strutture in chiave liquida e moderna, andando a definire un album aperto a molteplici contaminazioni, che non si pone problemi di confini tra un genere e l’altro”.

“Il titolo del disco, “Sacred spring”, – si legge ancora nella recensione – strettamente connesso alle origini dei due musicisti (entrambi del Piceno, di Offida), è stato ideato mesi addietro, in tempi non sospetti, quando l’emergenza sanitaria non era neanche lontanamente preventivabile, e si ripropone oggi come un moto di luce e speranza: rimanda infatti alla Primavera Sacra, ricorrenza rituale di origine italica, celebrata durante carestie e momenti difficili, o per scongiurare un pericolo particolarmente grave”.

Il disco inizia con “Confused”, brano dove il funk si diluisce tra le striature del jazz; prosegue con “Black moustache”, composizione dove emerge il carattere più rock dell’artista; “Lute”, “My friend left me a present” e “Nice couples” rappresentano poi l’anima, il fulcro del disco, dove modern jazz e un certo sapore più fusion la fanno da padrona. L’opera chiude con gli ultimi due pezzi: “Back to my lonely house”, che apre definitivamente le porte alle amate venature blues, e “A quarter to midnight”, soffusa e delicata ballad che fa calare il sipario sul disco.

Giuseppe Maria Ciabattoni inizia lo studio della chitarra con Giacinto Cistola e con Pierpaolo Pica e si dedica alla pratica della musica d’insieme. Prosegue l’attività musicale iscrivendosi al corso di chitarra jazz presso il conservatorio di Fermo per poi trasferirsi a Perugia dove tutt’ora è iscritto. In questi anni studia con Mauro De Federicis prima e Angelo Lazzeri poi, prendendo parte anche all’orchestra jazz del conservatorio di Perugia diretta da Mario Raja.

Ha collaborato con la banda di Offida e con il gruppo ristretto della Marche Big Band; attualmente è attivo in più progetti che spaziano dal jazz contaminato al prog. Partecipa alle masterclass dei propri docenti di chitarra jazz e di musicisti di fama internazionale come Scott Henderson.

(Foto copertina: Vito Impedovo)

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