di Alberto Premici | Il lupo grigio dell’Appennino (Canis lupus italicu), è tornato con prepotenza alla ribalta nel nostro territorio.

Alla ricerca di nuovi spazi per cacciare, nutrirsi e riprodursi, si spinge sempre più in basso per guadagnare spazi in media e talvolta bassa collina, dove più probabile è il contatto con l’uomo.

Ed è quello che è successo ad un agricoltore offidano che, appena uditi i tipici e prolungati ululati del canide, per niente rassicuranti, ha ben pensato di abbandonare subito il campo dove lavorava, per tornare a casa e mettersi al riparo.

Non si è trattato quindi di un attacco vero e proprio, ma due settimane fa le cose sono andate diversamente. Ad avere la peggio un ovile di Case Rosse di Ascoli Piceno, nell’allevamento di Antonio Ricciotti, dove i lupi in branco hanno ucciso 100 delle 400 pecore ricoverate all’interno della struttura.

In Italia, il lupo risulta presente in un territorio di 74.000 km² che va dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, a nord, fino all’Aspromonte a sud, compreso il Gargano.

Il maggior numero di branchi ed esemplari è presente soprattutto nel vicino Parco Nazionale d’Abruzzo, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed in quello della Majella e dei Monti Sibillini.

Secondo un sondaggio dell’ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) effettuato nel 2016, sarebbero 1269-1800 gli esemplari presenti in tutta la nostra Penisola.

Pochi quindi per un animale verso il quale portiamo un rispetto antico, sempre presente nelle favole della nostra infanzia, temuto ma al tempo stesso amato e protetto.

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