Esce nelle librerie “Il lavoro dell’uomo con i robot. Alleati o rivali?” a cura di Gabriele Gabrielli, Franco Angeli Editore.

Il volume, ospitato dalla sezione Spille della collana LAVOROperLAPERSONA, risulta particolarmente attuale e si inserisce nell’ambito di un dibattito vivace sulle relazioni e le connessioni tra uomo e robot.

Come insegna Chesbrough, l’innovazione è una staffetta, un processo collettivo che riunisce università e imprese, start-up e multinazionali, determinando il percorso delle idee dalla loro genesi al mercato.

“L’epoca che viviamo”, scrive Gabriele Gabrielli, presidente della Fondazione Lavoroperlapersona, “apre un nuovo millennio all’insegna di una trasformazione sospinta dai processi di digitalizzazione, dall’intelligenza artificiale e dalla robotica, che travolgono i tradizionali modelli di organizzazione del lavoro costruiti, aggiustati, re-ingegnerizzati e resi sempre più flessibili lungo il corso di un secolo.

È fondamentale, infatti, saper trasformare il digitale in vantaggio competitivo, evitando le trappole e le false sirene che sempre più spesso lo accompagnano e soprattutto cogliendo le specificità del contesto in cui viene inserito, e in particolare la capacità dell’azienda (e dei clienti) di assorbire innovazione”.

Il libro si avvale dei contributi di diversi autori: Francesco Ardonato, Rettore dell’Università di Macerata, Paolo Benanti, francescano e docente della Pontificia Università Gregoriana, Andrea Granelli, fondatore della società di consulenza Kanso, Andrea Prencipe, rettore della Luiss Guido Carli e professore ordinario di Organizzazione e innovazione, Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt e Luca Solari, professore ordinario di Organizzazione presso il Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università degli Studi di Milano .

“Nel volume Robot-Proof”, scrive il rettore Prencipe, “Joseph Aoun parla di educazione “a prova di robot” e introduce il concetto di “humanics”. Se infatti, egli sostiene, l’alfabetizzazione digitale è imprescindibile nella società moderna, una distanza incolmabile separa comunque esseri umani e macchine intelligenti: si tratta della capacità creativa, di quella di lavorare in gruppo e, in generale, della dignità dell’essere uomo in quanto portatore di valori non digitalizzabili”.

“L’industria 4.0” scrive Adornato nel capitolo conclusivo, “non è solo robotica, digitalizzazione, automazione ma è, innanzitutto, una spinta per lavorare meglio, per non sprecare risorse e tempo, per ottimizzare i processi e valorizzare le competenze, le eccellenze e i talenti che operano nel nostro Paese.

Abbiamo, cioè, bisogno di nuovi paradigmi, di nuovi linguaggi, di nuovi modi di rapportarci in maniera sistemica con la tecnologia e con le scienze umane. Abbiamo bisogno di contaminarci, recuperando una categoria che in altro campo usava un artista come David Bowie, ovvero “sconfinare e contaminarsi””. (red)

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