Scriveva lo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade che il tempo delle feste tradizionali è un tempo sui generis, essenzialmente diverso dal tempo ordinario. Nella festa si aprirebbe una breccia nella realtà, capace cioè di ricollegarci a un tempo “mitico”: «la periodica riattualizzazione dei gesti creativi compiuti dagli esseri divini in illo tempore costituisce il calendario sacro, il complesso delle festività. Una festa ha sempre luogo nel tempo originario. È appunto la reintegrazione di questo tempo originario che rende il comportamento umano durante la festa diverso da quello prima e dopo la festa» (Il sacro e il profano). E a questa “norma” delineata da Eliade, di carattere generale, non fa ovviamente eccezione una festività tradizionale importante come quella di Ferragosto. In tale giorno, per la Chiesa, ricorre la festività religiosa dell’Assunzione della beata Vergine Maria: un antico culto importato dall’Oriente bizantino probabilmente nel VI-VII secolo, e la cui origine è parzialmente misteriosa. Infatti l’avvenimento che viene commemorato non è ricordato nei Vangeli canonici ma solo in alcuni apocrifi (non riconosciuti cioè dalla Chiesa cattolica come ispirati da Dio stesso): si tratta della morte della Vergine, che – con alcune varianti – sarebbe stata preannunziata da Cristo stesso alla madre con tre giorni di anticipo.
E in effetti in questi giorni sono numerosissime le feste tradizionali legate al culto mariano: tra le altre Alfredo Cattabiani, autore di un pregevole e documentato studio in materia, ricorda la processione dei Candelieri di Sassari, il palio marinaro dell’Assunta a Porto Santo Stefano, la processione dell’Inchinata a Tivoli, le danze e il falò della “Pantasima” o “Pupazza” nel reatino e nell’aquilano, la processione di battenti a Guardia Sanframondi, il trasporto dei Giganti e della vara a Messina, il palio dei Normanni a Piazza Armerina, la recita del bruscello a Montepulciano. Anche Franco Cardini, noto medievista ed esperto studioso di tradizioni popolari, si occupò delle feste agostane sostenendo che l’origine del culto mariano che le caratterizza sarebbe da ricercarsi negli antichi culti della dea egizia Iside o della “Gran Madre” mediterranea.
A queste considerazioni ne vanno aggiunte almeno altre due, entrambe relative alla volta celeste, che gli antichi tenevano in gran conto. Anzitutto la seconda metà dell’estate si svolge sotto la dominanza zodiacale del Leone e della Vergine, emblemi rispettivamente del Cristo e di Maria. La seconda osservazione, assai più pregnante, è che tutti gli anni, proprio intorno al Ferragosto, si verifica un importante fenomeno astronomico, e cioè il levare eliaco di Sirio. Accade cioè che la “Stella del Mattino”, raffigurazione celeste di Iside e Maria, è per la prima volta nel corso dell’anno visibile appena prima dell’albeggiare, e cioè si leva eliaca, appunto. Questo fenomeno fu collegato da molte civiltà antiche – per esempio in Egitto, ove il levare eliaco di Sirio apriva la fertile stagione delle inondazioni – alla stessa divinità di cui l’astro è emblema, e che veniva pertanto glorificata e festeggiata.
In effetti, le origini della festa di Ferragosto sono assai più risalenti di quanto possa pensarsi, e seguirne le orme a ritroso nel tempo ci porta a un passato così remoto e incerto che è difficile collocarlo. In ogni caso, è da escludersi che la festa sia dominata esclusivamente dalla componente simbolica “femminile”: alla celebrazione della prosperità, della fecondità e della vegetazione si associano anche aspetti, per così dire, “virili”, come il trionfo del sole e della sua luce. Ciò trova una conferma indiretta nell’altra importante festività di questi giorni, e cioè quella di San Rocco, la cui ricorrenza cade proprio il giorno immediatamente successivo all’Ascensione. A Camogli, un raccolto paesino di marinai a una quindicina di chilometri a levante di Genova, si “commemora” profanamente il santo, protettore degli animali, con l’attribuzione di uno speciale premio ai cani più fedeli ed eroici.
In Irlanda l’assunzione viene detta nell’antica lingua gaelica Féile Mhuire ‘sa bhFomhar e (stando a quanto riporta Kevin Danaher) è una festività di particolare importanza poiché, nel bel mezzo della stagione di buon tempo, fornisce la gradita opportunità di una piacevole gita fuoriporta. Proprio in Irlanda era radicata la credenza che il bagno in mare il giorno di Ferragosto fosse particolarmente benefico per la salute: così in epoca passata gli impiegati e i servi, nelle contee di Limerick e Kerry, includevano espressamente negli accordi con i loro padroni la previsione della festività dell’Assunzione. Un’altra credenza diffusa era quella che in questa data fosse particolarmente benefico bere tre grosse sorsate di acqua di mare: cosa della quale, peraltro, erano persuasi anche molti autori classici.
In molte varianti della stessa festa ferragostana, specie in tutta l’area alpina, si accendono nella notte grandi falò e vi si raduna poi intorno, per osservare rapiti il guizzo delle fiamme che tendono verso l’alto. Anche quest’usanza ha radici antichissime: il fuoco, simbolo tra l’altro di purificazione e rigenerazione, assurge a emblema del trionfo del sole nel corso del suo lungo ciclo annuale. Paolo Giardelli, uno specialista che ha dedicato uno studio lungo e articolato alle feste tradizionali nell’area ligure, ha catalogato numerose feste di questo genere, specialmente nella riviera di ponente.
Tutte queste testimonianze di feste, riti e commemorazioni fanno pensare che forse anche nell’Europa odierna, così attratta dalle mille seduzioni del consumismo televisivo e pubblicitario, permanga nel fondo dell’anima, latente ma forte, la vocazione a una vita più sana e attenta ai richiami del nostro antico passato.
Un retaggio dell’antichità: il bruscello di Montepulciano
In un’ampia zona della Toscana, che ha il suo centro nel senese, a Capodanno, a Carnevale e a Ferragosto si recita il bruscello, una festa dalle origini assai remote sulla quale A. Cattabiani ha raccolto molte informazioni interessanti. Il nome “bruscello” pare derivi dalla forma dialettale *abruscello, cioè ‘arbustello’, ‘alberello’. Questo bruscello veniva appunto trasportato in processione per le strade del paese, e successivamente piantato al centro di uno spazio “sacrale”, dove si svolgeva la rappresentazione drammatica. Essa consisteva essenzialmente nella disputa tra due pretendenti alla mano di una ragazza; in alcune versioni erano presenti altri personaggî, tra cui i due vecchi genitori della ragazza stessa, un “mezzano di matrimoni”, un buffone che inventa scherzi e intrighi e un personaggio autorevole che assegna, alla conclusione della vicenda, la ragazza al pretendente da lei preferito. Uno schema questo, scrive Cattabiani, «che ritroveremo poi nella commedia moderna».
Una particolare rilevanza simbolica nella festa assume proprio l’alberello, il bruscello. Esso è sia “l’albero cosmico”, simbolo di rigenerazione e rinnovamento, ma anche, e più in generale, il “Maggio” di cui scrive Eliade: quell’albero che, a dispetto del suo nome, non ricorre nel solo mese “mariano”, ma in tutto il periodo primaverile ed estivo in un novero interminabile di feste che si ripetono ogni anno in tutta l’Europa. Purtroppo, stando a quanto riferisce sempre Cattabiani, il bruscello di Montepulciano (che si rappresenta appunto a Ferragosto) è il residuo di una tradizione «illanguiditasi negli ultimi decenni e che vale ormai più come rievocazione colta e richiamo turistico nei giorni delle ferie agostane che come rito magico». (Autore: Alberto Lombardo)