La chiesa della Collegiata di Offida vivrà, questo pomeriggio, alle ore 18.30, l’evento dell’ordinazione sacerdotale di Giuseppe Capecci, già dipendente della Prefettura, per mano del vescovo diocesano Silvano Montevecchi. Giuseppe Capecci è un tipo un speciale e, l’avresti detto, un ottimo marito e un bravissimo padre per le sue convinzioni nelle esperienze di vita. Ma quale marito e padre! Fin da fanciullo, Peppino (o Pino), oggi 54enne, ben altro aveva per la testa. Dapprima un senso vago di dedicarsi al sociale, poi la percezione di attuare questo intento anche in prospettiva clericale.
Evidentemente, l’aria respirata tra i Cappuccini del santuario del Beato Bernardo non gli era entrata solo nei polmoni. Mamma Loreta e papà Rocco non ostacolano il loro ragazzo; anzi: in famiglia – una famiglia patriarcale – si recita il rosario tutte le sere e i figli sono abituati fin da fanciulli ad aiutare i genitori nei lavori agresti. Giuseppe si diploma geometra e la sua vita di adulto è fatta di lavoro con mansioni anche rilevanti ma il soffio dello Spirito lo guida alla ricerca di qualcosa che non sia finalizzata alla sola sua crescita individuale. Un cammino non semplice ora lo attende e lui lo compirà sempre con grande serenità. “La vocazione – dice don Capecci – è un dono che Dio fa, ma nella libertà della persona. Ho molto sofferto le cose che ho vissuto ma Dio mi ha aspettato”.
Con quale spirito ha vissuto e vive nella società lavorativa?
“Il senso del lavoro ha significato per me la cooperazione nella società per sottolineare la dignità che il lavoro imprime sulla persona. Non si può pensare di lavorare, mirando soltanto al pur importante giorno di paga. Sempre ho avvertito che il mio impegno era quello di andare verso Dio non come un contemplativo ma come parte cooperante nella società e, soprattutto, in quella del lavoro. Sono uno strumento nelle mani del Signore e ho sempre considerato la mia vita come un atto di amore verso l’uomo nella collaborazione lavorativa, nella solidarietà, nella costruzione del futuro”.
A chi vorrebbe dire maggiormente grazie?
“A tante persone; ne cito alcune: mamma, papà, i frati Cappuccini di Offida, i missionari che ho conosciuto da bambino e da adulto, il vescovo Montevecchi, don Ramaccioni, monsignor Orlandoni e don Piero Coccia (ascolano, attuale vescovo metropolita di Pesaro, ndr); quest’ultimo, è stato il mio maestro: con la scuola socio-politica mi ha insegnato il metodo di come offrire agli altri la Parola di Dio”
Quando il 7 dicembre (oggi, ndr) si prostrerà a terra, quale immagina che sia il suo pensiero principale in quel momento?
“La posizione totalmente prona sul pavimento rappresenterà l’umile dono di tutto me stesso a Dio al quale chiederò che, come sacerdote, mi faccia stare bene in piedi, saldo e incrollabile nella fede e nell’offrirmi agli altri sempre e comunque”.
Giuseppe Capecci è nato a Offida il 18 luglio 1954. Bambino vivacissimo, si affeziona ai Cappuccini e ai missionari; cresciuto, fa esperienza nel movimento dei Cursillos. Diplomatosi geometra, s’impegna nei cantieri, al “Bergalucci” di Offida, nelle colonie estive del “Mater Gratiae” di Porto d’Ascoli. Dal 1980 al 2003 lavora al Centro di pronto intervento della Protezione civile di Varano, entra poi nell’ufficio di Gabinetto del Prefetto di Ancona e, per qualche periodo, svolge la stessa mansione in Ascoli.
La diocesi ascolana lo vede impegnato, su chiamata del vescovo Montevecchi, nella Pastorale sociale e del lavoro; a livello regionale programma, con altri, convegni su lavoro, economia, politica. Collabora con la Pastorale giovanile, la Caritas, l’Azione cattolica ascolane. Don Giuseppe Capecci assumerà la guida della parrocchia di Ripaberarda. (Fonte: Corriere Adriatico – Autrice: MARCELLA ROSSI SPADEA)

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