di Alberto Premici – La leggera imbiancata del nostro territorio in questi primi giorni dell’anno, largamente prevista, arricchisce il paesaggio urbano e rurale di sfumature suggestive. In modo particolare quello delle colline che, con dolcezza, degradano verso un mare grigioazzurro, che sembra fondersi alle nuvole. Sui social si condividono immagini di questa particolare condizione, dalle località più disparate, soprattutto dal centro e dal sud della Penisola.

Il piacere nell’osservare queste mutevoli condizioni paesaggistiche non può non ricordarci, ahimè, quanti e quali disagi vivono i residenti delle zone colpite dal sisma del 24 agosto 2016 e dei successivi del 30 ottobre e 18 gennaio 2017.

Le immagini attuali da quelle zone, suscitano sentimenti di solidarietà e rabbia per una ricostruzione in ritardo, talvolta ancora al palo, che aggrava danni socio-economici già pesantissimi.

Possiamo aggiungere tutte le difficoltà contingenti e non prevedibili che ogni disastro naturale si porta dietro, ma del tempo ne è passato ed ora ogni giustificazione non ha più fondamento. Ancora si blatera sulla gestione delle macerie prodotte dal sisma (2.667.000 tonnellate), che in parte sono ancora lì, a testimoniare incapacità e mancanza di strategie definite.

Nelle Marche, in mancanza di dati certi ed ufficiali, si stima che resta da smaltire il 35% delle 487.860 tonnellate. Con il passare del tempo bilanci e gli aggiornamenti, anche da fonti ufficiali, si fanno sempre più incerti e contraddittori.

Quei numeri ci ricordano che chi era ed è preposto alla soluzione dei problemi in emergenza, si trincera, ancora una volta, dietro il rimbalzo delle responsabilità, consueto scaricabarile che confonde ruoli ed allunga tempi.

Che dire poi sulla lentissima ricostruzione delle scuole lesionate ed inagibili che, se riaperte, potrebbero rappresentare speranza concreta per un inizio nella ricostruzione del lacerato tessuto sociale.

Su 13 edifici da realizzare nella nostra regione, ad agosto 2018 è stata ultimata la Scuola Don Petruio di Fabriano, a luglio 2018 avviati i lavori del nuovo polo scolastico a Macerata e a fine maggio 2018 è stato inaugurato il cantiere del nuovo polo scolastico di San Ginesio. Ovunque si procede con lentezza e pochi sono i plessi da ritenersi funzionanti, a norma e a regime.

Riguardo i beni culturali, la loro messa in sicurezza ed il loro recupero, le Marche sono in piena emergenza, essendo stata la regione che ha subito più danni.

Tentativi di velocizzare e semplificare le procedure per la ricostruzione, ne sono stati fatti ma, come spesso accade, la sovrapposizione di competenze, ruoli e lo scarso coordinamento degli interventi normativi, hanno provocato l’effetto opposto. Da non dimenticare il consueto sciacallaggio, anche sulle macerie, oggetto di procedimenti giudiziari. Insomma un dejà vu purtroppo tutto italiano.

Il “non vi lasceremo soli” ripetuto come un mantra nelle settimane successive a quei tragici eventi, aggiunge l’ennesima delusione al dramma. Dopo la parata di Presidenti del Consiglio, di Regioni, Commissari, Onorevoli, Senatori, Capi di Stato, Sindaci, perfino il Papa, ora l’oblìo.

Resta però la voce forte degli abitanti che, con tenacia e sacrificio, lottano per non perdere l’identità delle loro piccole patrie ferite, in cui hanno radici, ricordi e affetti: “Questa non è vita, ci stanno portando all’esasperazione. Questa non è vita”.

No, non è vita. Scusateci.

(Foto Alberto Premici)

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