image Appena terminata la riunione con i sindaci, che, intanto, stavano incontrando i giornalisti, il prefetto si è chiuso nel suo ufficio, ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ed ha inviato tre fax urgenti, per rappresentare la situazione che rischia di crearsi in provincia. Il primo fax è stato inviato alla presidenza del consiglio dei ministri, il secondo al ministero della Pubblica istruzione e il terzo al ministero degli Interni. Alberto Cifelli si è limitato ad ascoltare le richieste dei sindaci e della Provincia, ma si è reso subito conto della gravità della situazione. Perché se la minaccia dei primi cittadini arrivasse in fondo con il commissariamento dei Comuni da arte del governo, si creerebbero tante piccole crisi istituzionali alle quali proprio la Prefettura sarebbe chiamata a rispondere. Senza contare che la mossa dei sindaci dei 33 Comuni montani, dove sono previsti tagli alle scuole delle comunità, rischia di accendere una miccia che in breve tempo potrebbe propagarsi in tutta la regione coinvolgendo tutti i Comuni montani delle Marche. E, forse, sono state proprio queste considerazioni unite alla determinazione con cui i sindaci hanno ribadito le loro richieste, a spingere il prefetto ad anticipare i tempi e ad informare, quasi in tempo reale, le istituzioni romane. Davanti all’irritazione dei sindaci del Piceno e della Provincia per i tagli previsti dal decreto Gelmini, la parola che ieri circolava a palazzo S. Filippo era di usare la massima prudenza e attenzione nel seguire una vicenda che potrebbe esplodere con effetti devastanti da un punto di vista istituzionale. (Fonte: www.corriereadriatico.it)

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