Quello che il 27 giugno del 1980 è accaduto sui cieli di Ustica non può e non deve essere definito mistero.
Quella sera, come si legge nella sentenza scritta dal giudice Rosario Priore, sui nostri cieli era in corso una guerra di fatto non dichiarata ed è a seguito di un’azione militare di intercettamento che il DC9 Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo con a bordo 81 persone è stato abbattuto.
Nel giorno del 43esimo anniversario della tragedia il Capo dello Stato sottolinea che una completa verità non è stata ancora pienamente raggiunta e questo rappresenta una ferita per la sensibilità dei cittadini. Di qui l’invito ad andare avanti.
“La sera del 27 giugno di 43 anni or sono venne scritta una delle pagine più dolorose e buie della nostra recente storia. Un aereo di linea in viaggio da Bologna a Palermo, con 81 persone a bordo, di cui 13 bambini, precipitò nel mare vicino Ustica senza lasciare scampo a nessuno. Fu una tragedia immane. La Repubblica è vicina ai familiari delle vittime ed è partecipe del loro insuperabile dolore”.
Per l’indagine sulla strage di Ustica costata la vita ad 81 persone, avviata dalla Procura di Roma da oltre quindici anni, si va verso la richiesta di archiviazione.
—
Giugno 2025.
Negli ultimi giorni – in occasione del 45° anniversario della strage del DC‑9 Itavia avvenuta il 27 giugno 1980 – sono emerse novità significative nell’ambito dell’inchiesta penale sulle responsabilità del disastro:
la Procura di Roma ha depositato a giugno 2025 una richiesta di archiviazione di quella che è stata una delle indagini più lunghe – durata circa 16 anni e conclusasi con un dettagliato fascicolo di 435 pagine.
Nonostante la richiesta di archiviazione, l’indagine ribadisce che il DC‑9 fu abbattuto durante una battaglia aerea, coinvolgendo almeno due caccia della NATO e velivoli libici.
Decine di testimoni – tra cui controllori di volo, militari di base e personale della portaerei Saratoga e della francese Foch – confermano la presenza di un’esercitazione militare, con caccia in assetto da guerra e una battaglia aerea intorno al DC‑9 .
I risultati, emersi sia da testimonianze oculari sia da analisi radar e tracce materiali, sostengono che il tragico incidente fu causato da una quasi collisione o da un impatto accidentale del caccia, piuttosto che da un cedimento strutturale o da un’esplosione interna.
I magistrati non possono procedere penalmente a causa della mancanza di collaborazione da parte di Stati terzi (USA e Francia) e della giurisdizione limitata sui militari NATO, come ha ribadito l’Associazione dei parenti delle vittime.
È stato inoltre evidenziato che c’è stata un’opacità istituzionale, fra smarrimento o sparizione di documenti radar (Marsala, Poggio Ballone) e numerosi depistaggi.
Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti, ha definito la richiesta di archiviazione una “ennesima delusione”: pur ribadendo la verità storica della battaglia aerea, chiede che l’Italia continui a pretendere dati e cooperazione internazionali .
Il giudice deciderà sull’archiviazione entro il 26 novembre 2025.