di Alberto Premici

Il 2 e 3 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale con il quale gli italiani e le italiane (quest’ultime per la prima volta), venivano chiamati ad esprimersi su quale forma di governo dare all’Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. La scelta era tra monarchia o repubblica. Dopo 85 anni di regno dei Savoia, 12.718.641 (54,3%)  votarono a favore della repubblica e 10 719 284 (45,7%) per il mantenimento della monarchia. Si parlò di brogli in quanto esclusi dal voto i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige e della Libia (allora ancora italiana).

Nelle prime ore dall’inizio dello spoglio l’esito era ancora molto incerto tanto da ingannare alti ufficiali dell’Arma dei Carabinieri che, il 4 giugno, comunicano a Pio XII° che la Monarchia era prossima alla vittoria; lo stesso De Gasperi, il 5 giugno, annunciò il medesimo esito al Re Umberto II°.

Giorni di incertezza e dubbi per poi arrivare al proclama ufficiale della Corte di Cassazione del 10 giugno 1946, con cui tacitò ogni contenzioso. De Gasperi assunse il ruolo di capo provvisorio dello Stato repubblicano Italiano ed il Re Umberto II lasciò spontaneamente il paese diretto in Portogallo.

Un parto un pò travagliato per la nostra Italia e non poteva essere altrimenti, viste le profonde lacerazioni sociali che il recente conflitto aveva creato; ma le pagine della storia andavano girate in fretta. L’Assemblea Costituente, riunitasi per la prima volta il 28 giugno 1946, aveva molto lavoro in agenda: indicare il Capo Provvisorio dello Stato (Enrico De Nicola poi primo Presidente della Repubblica) e, soprattutto, discutere e redigere la Costituzione, entrata in vigore il successivo 1° gennaio 1948. Nel maggio ’48 Luigi Einaudi prese il posto di De Nicola alla Presidenza della Repubblica.

Costituzione, Presidente e Parlamento iniziarono a dare vita a quella che, tra alterne vicende, risultò essere ed è tutt’ora, una nazione tra le più civili, a pieno titolo nel novero delle grandi per importanza culturale, economica e sociale. E’ riferimento imprescindibile quando si stratta di storia, arte, architettura, musica, cultura, moda, design, enogastronomia, meccanica, ingegneria, ricerca e sport. Non c’è al mondo un concentrato di eccellenze in tal senso, testimoniato dal fatto che l’Italia è meta turistica principale a livello mondiale. (3400 musei, 2100 aree archeologiche, 43 siti Unesco).

Questa realtà, che affonda le proprie radici non solo nel primo dopoguerra ma nei secoli precedenti, è o dovrebbe essere motivo d’orgoglio per ciascun cittadino, anche se talvolta il corso degli eventi e la mancanza di buone politiche, non vanno nella direzione che vorremmo. Guardando indietro però, con un briciolo di sano nazionalismo in più, non possiamo che sperare il meglio per le generazioni che verranno, probabilmente più attente all’eredità che riceveranno in storia e valori. Ne saranno degnissimi custodi, forti di un livello culturale notevolmente cresciuto negli ultimi decenni, grazie al loro impegno ed alla loro curiosità.

A noi non resta che onorare e rispettare questa splendida settantenne, custode della nostra contemporaneità e futuro luogo in cui i nostri figli trasformeranno sogni in realtà.

Auguri Italia!

 

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