di Alberto Premici  |  Archiviato il secondo Natale tra macerie, disagi e disservizi, continuare a chiamarle Sae (Soluzioni abitative in emergenza) suona quasi beffardo. Parliamo delle famigerate “casette”, unità abitative che ciascuna regione ha già richiesto, in base al fabbisogno dei residenti nelle aree colpite dagli eventi sismici del 24 agosto, 26/30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017.

Per la loro realizzazione la Protezione Civile ha coinvolto le Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, tenute all’esecuzione delle necessarie opere di urbanizzazione preliminari. I moduli sono progettati in tagli di 40, 60 e 80 mq. ovviamente antisismici, riutilizzabili e realizzati nel rispetto del risparmio energetico; sono consegnati completi di arredo, servizi igienici e privi di barriere architettoniche.

Tutto questo nelle intenzioni, ma i fatti raccontano altro. In 24 mesi è possibile costruire ex novo e in tutta calma, un edificio residenziale mono, bifamiliare o addirittura condominiale, qualsiasi sia la struttura portante scelta. Per le case prefabbricate in legno poi, la media per la consegna scende a 10 mesi.

Solo nelle aree del “cratere” marchigiano si stima saranno consegnate entro l’anno in corso, meno di 1000 SAE delle 1927 richieste (3830 complessive per le quattro regioni coinvolte). Un ritardo incomprensibile al quale si aggiunge la pessima qualità dei manufatti, che in alcuni casi presentano difetti ed errori progettuali tali da sollevare le proteste dei fruitori e dei sindaci di molti comuni.

Franco Ceregioli, primo cittadino di Sarnano, non usa mezzi termini: “In teoria i lavori delle casette, arredi compresi, sarebbero stati ultimati il 22 dicembre, ma lascio a ognuno giudicare se sia possibile considerare terminati i lavori. È del tutto evidente che ci sia una responsabilità diretta delle ditte che stanno operando in cantiere. All’esterno vialetti ancora da sistemare, cumuli di terra, terrapieni da ultimare, reti da cantiere, asfaltatura rovinata, pezzi di catrame sulle aiuole. All’interno, oltre alla sporcizia, parte del mobilio e dei complementi d’arredo previsti nel capitolato non montati o addirittura assenti”

Giuliano Pazzaglini, Sindaco di Visso, va oltre e chiede assunzione di responsabilità: “Qualcuno deve pagare per questo; 12 Sae consegnate e nessuna abitabile. Posso accettare che su una ci sia un problema, potrei anche capire se succedesse su due. Ma consegnarle in quelle condizioni, sporche, con danni alle pareti, con perdite da lavandini, sanitari o impianti di riscaldamento, non è accettabile. Non sarà un pensiero natalizio, ma spero proprio che qualcuno paghi per questo”.

La protesta dei Sindaci è montata diversi mesi fa. Sergio Pirozzi, primo cittadino di Amatrice e forse il più conosciuto per essere stato ospite in diverse trasmissioni tv e radio, già nel luglio scorso aveva puntato il dito sulle ditte appaltatrici, in particolare sulla cooperativa pugliese “L’Internazionale”, legata e coinvolta nello scandalo delle cooperative rosse: “Meglio che da queste parti quelli dell’Internazionale non si facciano vedere – affermava Pirozzi – Questi signori non debbono avere più niente a che fare con le casette e il resto dei lavori post sisma».

Presidente della cooperativa in questione proprio quel Giuseppe Giustino che, la notte del sisma dell’Aquila di otto anni fa, fu intercettato mentre rideva compiaciuto, in attesa degli affari che sarebbero scaturiti dalla ricostruzione del capoluogo abruzzese. Indagato e posto agli arresti domiciliari, in una intercettazione telefonica successiva al sisma del centro Italia, mentre conversava con il geometra della sua ditta “L’uomo, ai domiciliari, annuisce e ride parlando delle future commesse, in particolare ad Amatrice”, come riportato nell’ordinanza del GIP.

L’Internazionale fa parte del CNSConsorzio Nazionale Servizi, che raggruppa 200 cooperative e risulta aggiudicataria come primo classificata in due dei tre lotti della maxi-gara per la fornitura di moduli abitativi di emergenza, valore stimato dell’appalto 1,18 miliardi di euro. Ente appaltante, come noto, è il Consip, società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

La ricostruzione post sisma in corso, ha altri aspetti a dir poco torbidi, come le presunte irregolarità nella gestione della manodopera nei cantieri di Ussita, oggetto di un’indagine del Procuratore della Repubblica di Macerata, Giovanni Giorgio. I filoni di indagini e sospetti, come tutte le strade, portano a Roma, tra intrecci di cooperative legate e Salvatore Buzzi, che sembrerebbe aver fatto parte del Consiglio di sorveglianza del Cns fino al dicembre del 2014.

Quello che però mortifica la dignità di chi ha subito una tragedia come quella del terremoto, che può portarti via affetti, casa, storia e memoria, è il fatto che dopo due anni non si è completata la loro sistemazione e non ci sono concrete speranze nel breve periodo. Per non parlare del tessuto sociale lacerato dalle separazioni, dalla chiusura delle attività commerciali e legate all’allevamento, già scarse in territori montani o di alta collina. Ricostruirlo sarà la cosa più importante e difficile.

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