Approvata dalla Commissione cultura della Camera in via deliberante. Il Consiglio nazionale sarà di 90 componenti. Esame anche per i pubblicisti. Cancellato il Giurì.

Dopo quasi mezzo secolo dall’istituzione dell’Ordine dei giornalisti, la Camera dei deputati ha approvato, in prima lettura, una mini riforma della legge sull’Ordine dei giornalisti. Cambiano quindi alcune regole fissate dalla legge n. 69 del 1963. La riforma è stata approvata, in sede deliberante, dalla Commissione cultura della Camera presieduta da Valentina Aprea. Relatore del provvedimento è stato Giancarlo Mazzuca (ex direttore de il Resto del Carlino, oggi parlamentare Pdl). Primo firmatario della proposta Pino Pisicchio, anche lui giornalista professionista, parlamentare di Alleanza per l’Italia.

La riforma contiene diversi aspetti positivi: l’introduzione di un numero massimo dei componenti del Consiglio nazionale (90 contro gli attuali 150, in progressiva crescita per gli automatismi attualmente vigenti); la previsione che i giornalisti professionisti debbano avere almeno una laurea triennale e che gli aspiranti pubblicisti debbano superare un esame di cultura generale che attesti, tra l’altro, la conoscenza dei principi di deontologia professionale. Norme che contribuiranno alla crescita della qualità dell’informazione e a una maggiore consapevolezza dei doveri nei confronti dei cittadini.

Cancellata, invece, la proposta di istituire una Commissione deontologica nazionale. E’ scomparso anche il Giurì per la correttezza dell’informazione. L’una e l’altro avrebbero consentito di dare risposte in tempi più rapidi ai cittadini che si rivolgono all’Ordine per denunciare comportamenti dei giornalisti ritenuti scorretti.

La legge approvata in prima lettura della Commissione cultura della Camera cambia radicalmente il rapporto tra professionisti e pubblicisti. Stabilisce in pratica la stessa proporzione (60 professionisti e 30 pubblicisti) che c’è attualmente nei Consigli regionali. Questa scelta contrasta con l’orientamento del Consiglio nazionale che, con un documento approvato il 12 aprile scorso (3 voti contrari e 4 astenuti su 113 presenti), aveva invitato la Camera a “lasciare al potere regolamentare dell’Ordine la ripartizione proporzionale in base alla realtà in evoluzione della professione, prevedendo verifiche durante e al termine del periodo di transizione”.

Il Consiglio nazionale, pur esprimendo soddisfazione per l’importante passo compiuto, auspica “che il Senato recuperi la Commissione deontologica e il Giurì per la correttezza dell’informazione e consenta all’Ordine di riflettere al suo interno per stabilire criteri di rappresentanza rispettosi della realtà professionale”

A tale proposito il Presidente Aprea e il relatore Mazzuca, incontrando il 18 aprile scorso una delegazione dell’Ordine (composta da Enzo Iacopino, Enrico Paissan, Giancarlo Ghirra e Ugo Armati) si sono impegnati a presentare tale esigenza alla Commissione del Senato.

Giancarlo Mazzucca, relatore del provvedimento, ha dichiarato: ”Sono soddisfatto che sia passata la riforma dell’Ordine dei giornalisti nella Commissione cultura della Camera con un voto praticamente unanime, visto che c’è stato soltanto un astenuto’.

”Molti colleghi – ha aggiunto Mazzucca – mi hanno chiesto che senso ha portare avanti questa legge quando si parla di azzerare tutti gli Ordini. Anch’io in realtà sono favorevole a un azzeramento, ma il rischio era che succedesse la stessa cosa capitata con l’abolizione delle Province, tutti ne parlano ma non si fa niente. Non si poteva andare avanti con una legge vecchia di 50 anni, varata nel 1963. Questa riforma serve a snellire e modernizzare l’Ordine a dargli più senso e efficienza, più regole nell’accesso alla professione”.

Per Mazzuca comunque, ”questa è una situazione provvisoria. Mi sarebbe piaciuto portare avanti nella riforma anche la parte sul Giurì, ma c’e’ stato lo stop del Governo, spero di riprenderla in futuro”.

Anche Giuseppe Giulietti, ex Segretario dell’Usigrai, ora parlamentare del gruppo Misto e componente della Commissione cultura della Camera, ha espresso delusione per lo scorporo della parte della riforma sul giurì: ”Ho votato comunque si perché è importante intervenire sull’Ordine regolato da una legge vecchia di 50 anni e anche per riconoscere il grande lavoro fatto da Mazzuca, ma non capisco lo scorporo della parte sul Giurì, che avrebbe permesso di affrontare un tema come quello delle rettifiche e di agire per la difesa soprattutto dei senza reddito e dei senza potere. Ora la riforma andrà al Senato dove sicuramente verrà modificato qualcosa e poi tornerà qua”. (Fonte: ODG Marche)

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