Il Comune di Offida, in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno, la Regione Marche, il Centro Studi Joyce Lussu e la Società operaia di Mutuo Soccorso di Porto San Giorgio, ha organizzato la VIII edizione del premio biennale di narrativa  “Città di Offida – Joyce Lussu” per ricordare la figura della nota scrittrice, autrice di numerosissimi romanzi, vissuta a lungo nella Marche e scomparsa all’età di 86 anni. Potranno concorrere gli autori di raccolte di racconti (composte da almeno 5 racconti scritti originariamente in lingua italiana) pubblicate in prima edizione a partire dal 1 gennaio 2011 fino al 31 marzo 2014. Non sono ammesse opere pubblicate in e-book.

Le case editrici che intendano far partecipare opere da loro pubblicate dovranno inviare 7 copie delle stesse al seguente indirizzo: Comune di Offida, Corso Serpente Aureo 66, Offida (AP) 63073 entro il 30 Maggio 2014, indicando sul plico “Premio Città di Offida – Joyce Lussu”. Per ogni autore partecipante dovranno essere indicati i recapiti ai quali inviare eventuali comunicazioni inerenti il concorso: indirizzo, numero telefonico, e-mail .
Per la data di scadenza farà fede la data del timbro postale. La Commissione Giudicatrice, composta da docenti universitari, critici studiosi di
letteratura e rappresentanti delle istituzioni organizzatrici, selezionerà tre opere, alle quali verranno attribuiti i seguenti punteggi: prima (15 punti), seconda (10 punti), terza (8 punti). Delle tre opere finaliste saranno acquistate 55 copie.

Le tre opere prescelte verranno distribuite ai componenti di una giuria popolare, composta da n. 50 cittadini residenti ad Offida, di età non inferiore a 16 anni, che dovranno esprimere il loro voto segreto per la scelta del vincitore del premio nazionale biennale di narrativa “Città di Offida- Joyce Lussu”.
In occasione dello spoglio delle schede della giuria popolare i voti riportati saranno sommati ai voti precedentemente assegnati dalla commissione giudicatrice. Dalla somma dei voti, sintesi del giudizio della giuria popolare e della commissione giudicatrice, risulterà l’opera vincitrice.

All’autore dell’opera che risulterà vincitrice verrà assegnato un premio di 2.000 euro (al lordo delle ritenute di legge); al secondo classificato spetterà un premio di 1.000 euro (al lordo delle ritenute di legge); al terzo classificato un premio di 500 euro (al lordo delle ritenute di legge).  I premi verranno assegnati solo se gli autori finalisti saranno presenti alla manifestazione conclusiva. L’ Amministrazione Comunale si farà carico delle spese di viaggio entro i confini nazionali e di vitto ed alloggio per un massimo di due giorni. La cerimonia di premiazione è prevista per la prima metà di Novembre 2014. Durante la cerimonia di premiazione verranno illustrate la figura e l’opera di Joyce Lussu. Per favorire nei giovani l’amore per la scrittura narrativa, è bandito un concorso riservato a tutti gli studenti della scuola secondaria di primo grado di Offida. Durante la cerimonia conclusiva, verrà premiato l’autore del racconto, che non dovrà superare le 100 righe (formato foglio A4, dimensione carattere 12), ritenuto migliore dalla Commissione Giudicatrice. I racconti dovranno pervenire presso la Biblioteca Comunale di Offida, entro e non oltre il giorno 30 giugno 2014. Al vincitore verranno consegnati un buono acquisto libri di € 100,00 ed un omaggio di opere partecipanti alle diverse edizioni del premio.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a: tel. 0736 888706 e-mail: cultura@comune.offida.ap.it

(Fonte: Comune di Offida)

BIOGRAFIA

Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, coniugata Belluigi e poi Lussu, più nota con lo pseudonimo di Joyce Lussu(Firenze, 8 maggio 1912 – Roma, 4 novembre 1998), è stata una scrittrice, traduttrice, partigiana e poetessa italiana,medaglia d’argento al valor militare, capitano nelle brigate Giustizia e Libertà, sorella di Max Salvadori e seconda moglie del politico e scrittore Emilio Lussu.

Joyce Lussu nasce come Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti a Firenze, l’8 maggio 1912, dal conte Guglielmo Salvadori Paleotti e da Giacinta Galletti di Cadilhac. Il padre di Giacinta Galletti era il colonnello Arturo Galletti di Cadilhac, deputato dalla XVIII alla XXII legislatura (1892-1909), erede del generale garibaldino Bartolomeo Galletti, e la madre una nobile inglese, Margaret Collier, un fratello della quale, John, era deputato al Parlamento inglese.

Il padre di Joyce, un liberale in ottimi rapporti con il mondo intellettuale e politico anglosassone, nel 1906 si era trasferito da Porto San Giorgio a Firenze per insegnare presso l’Istituto di Studi Superiori. Nel 1921 s’era candidato senza successo per le elezioni politiche. Per le sue collaborazioni con i fogli inglesi, tutte intonate a un deciso antifascismo, Guglielmo, il 1º aprile 1924, era stato aggredito da alcuni squadristi fiorentini, che avevano bastonato anche il figlio Max accorso in sua difesa. Nel marzo del 1925, Guglielmo Salvadori aveva pertanto deciso di trasferirsi in Svizzera, a Begnins a 30 km da Losanna, dove rimase in una sorta di auto-esilio fino al settembre 1934.

Joyce vivrà così tra l’Italia e l’estero gli anni dell’adolescenza, in collegi ed ambienti cosmopoliti, maturando un’educazione non formale, ispirata agli interessi della famiglia per la cultura, l’impegno politico e la propensione alla curiosità, al dialogo, ai rapporti sociali. Con i fratelli, comunque, ufficializzerà questo originale percorso conoscitivo, ottenendo la licenza liceale classica con esami da privatista nelle Marche, tra Macerata e Fermo. Ad Heidelberg, mentre segue le lezioni del filosofo Karl Jaspers, vede nascere, con allarmata e critica vigilanza, i primi sintomi del nazismo. Si sposta, quindi, in Francia e in Portogallo, e si licenzia in Lettere alla Sorbona di Parigi e in Filologia a Lisbona.

Nel febbraio 1934 sposa Aldo Belluigi, un giovane ricco possidente fascista di Tolentino, e con lui, nell’agosto successivo, si reca in Kenya per raggiungere il fratello Max, che vi si era trasferito pochi mesi prima con la sua giovane moglie inglese Joyce Pawle. Il matrimonio con Belluigi dura un paio di anni. Nell’ottobre del1936 Joyce si trasferisce nel vicino Tanganika, mentre Belluigi, dopo aver perduto tutto il suo patrimonio nell’impresa agricola in comproprietà con Max Salvadori Paleotti, fa ritorno a Tolentino. Tra il 1934 e il 1938 Joyce è in più zone dell’Africa e qui cresce l’interesse partecipe per la natura e per lo sfruttamento colonialisticodi genti e paesi, resteranno, da adesso in avanti, motivazioni fortemente legate alla sua scrittura e alla sua vita in genere.

I primi testi poetici significativi si possono collocare in questo periodo, e di Liriche (1939, editore Riccardo Ricciardi) sarà curatore eccellente Benedetto Croce, affascinato anche dalla carica vitale della giovanissima scrittrice. In una sua recensione su La Critica (fasc. 2º, 1939), ne evidenzierà la laica capacità di rapportarsi con coraggio al dolore del vivere, e la forza dei paesaggi e delle scene che “si sono fatte interne, si sono fuse con la sua anima”.

Insieme al fratello Max, Joyce entra a far parte del movimento “Giustizia e Libertà” e nel 1938 incontra Emilio Lussu – mister Mill, per gli organizzatori della resistenza in esilio, compagno e marito da ora in poi fino alla sua morte – e con lui vive la drammatica e spericolata vicenda della clandestinità, nella lotta antifascista. La Francia occupata dai nazisti, la Spagna, il Portogallo, la Svizzera, l’Inghilterra, saranno il teatro di rischiose missioni, passaggi oltre confine, falsificazioni di documenti, corsi di guerriglia. Raggiunto, in questa militanza nelle formazioni di G.L., il grado di capitano, nel dopoguerra verrà decorata di medaglia d’argento al valor militare. In Fronti e Frontiere – 1946 – lei stessa racconterà, in forma autobiografica, le dure e al tempo stesso avventurose esperienze di questo periodo: sarà un libro di grande successo.

A liberazione avvenuta, vive da protagonista i primi passi della Repubblica Italiana ed il percorso del Partito d’Azione, fino al suo scioglimento. Promotrice dell’Unione Donne Italiane, milita per qualche tempo nel Partito Socialista Italiano e nel 1948 fa parte della direzione nazionale del partito; preferirà, tuttavia, tornare ad occuparsi di attività culturali e politiche autonome, insofferente di vincoli e condizionamenti d’apparato.

Dal 1958 al 1960, continuando a battersi nel segno del rinnovamento dei valori libertari dell’antifascismo, sposterà il suo impegno verso le lotte contro l’imperialismo. Sono gli anni dei viaggi con organizzazioni internazionali della pace, con movimenti di liberazione anticolonialistici; e per conoscere le situazioni storico-culturali del “diverso”, si occuperà della poesia lontana ed, in un certo senso, estranea all’antica cultura dell’Occidente, quella degli “altri”, dalla quale era fortemente attratta perché la sentiva strumento unico, rapido ed efficace di conoscenza.

Traduce, quindi, da poeti viventi, alternativi, non letterati, spesso provenienti dalla cultura orale: albanesi, curdi, vietnamiti, dell’Angola, del Mozambico,afroamericani, eschimesi, aborigeni australiani. Fu un’avventura, umana e letteraria, in cui la comunicazione derivò non dalla conoscenza filologica di grammatiche e sintassi, quasi sempre inesistenti, ma dal rapporto diretto poeta con poeta, dalle lingue di mediazione, dai gesti, dai suoni, dal dolore cupo di sofferenze antiche ed ingiuste. La sua traduzione delle poesie del turco Nazim Hikmet – a tutt’oggi tra le più lette in Italia – è un esempio eccellente per tutte.

Fu così naturale partecipare attivamente alle mobilitazioni in favore di perseguitati politici, quali l’angolano Agostinho Neto ed Hikmet, appunto, tanto per fare alcuni nomi. Proprio attraverso quest’ultimo verrà a conoscenza del problema curdo, “un popolo costretto a vivere da straniero nel suo territorio”, come scriverà in Portrait(1988, Transeuropa). E in un viaggio epico; dopo essere passata indenne attraverso le pastoie della burocrazia irakena, ed aver ottenuto dal Presidente, generaleArif in persona, un lasciapassare, raggiunse il Kurdistan e conobbe il popolo che lo abitava e i suoi eroi di allora, resistenti contro il regime Baath: Jalal Talabani(futuro Presidente dell’Iraq negli anni 2000) con i mitici guerrieri peshmargà, ed il Mullah rosso Mustafa Barzani.

Era la metà degli anni sessanta e da allora la causa del popolo curdo divenne la causa di Joyce, che la diffuse nel mondo e, soprattutto, nelle scuole.

Dall’esperienza terzomondista (con Mario Albano aveva fondato, nel 1966, l’ARMAL, Associazione per i rapporti con i movimenti africani di liberazione) derivò, così, dagli anni settanta in poi, l’impegno alla riscoperta e valorizzazione dell’altra storia: quella delle sibille e delle streghe, dei movimenti pacifisti, delle tradizioni locali messe in crisi dalla globalizzazione, dando vita a molti progetti frutto della sua visione critica del divenire e delle sue intuizioni, che il tempo e gli studi avrebbero verificato esatte ed attuali. Dedicherà una parte fondamentale della sua forte carica vitale al rapporto con i giovani, nell’ipotesi di un futuro di pace, da costruire con impegno costante e conoscenze adeguate del passato, degli errori, delle violenze e delle ingiustizie che non dovevano ripetersi. Se conserverà, allora, una certa diffidenza nei confronti delle istituzioni e delle persone che le rappresentano, riporrà però fiducia ed apertura verso le nuove generazioni; per questo fino alla primavera del 1998 ha occupato una parte notevole del suo tempo in scuole di ogni ordine e grado, animando incontri che incrociavano percorsi di storia, poesia, autobiografia, progettualità sociale.

Degno di nota un apocrifo sherlockiano, Sherlock Holmes, anarchici e siluri del 1986 ambientato in una Ancona di inizio secolo. Nel 1998 ha scritto Sulla civetteria con Luana Trapè, edizioni Voland. È morta a Roma il 4 novembre 1998, all’età di 86 anni. Al suo nome, dal 2006, è stato intitolato il Premio annuale di narrativa “Città di Offida – Joyce Lussu”.

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