di OSVALDA PREMICI POLI – Era il primo ottobre 1949, quando vidi per la prima volta Offida. Arrivai di primo mattino con il tram Castel di Lama – Offida.

Era stracolmo di persone che raggiungevano la cittadina per lavoro. Insegnanti, funzionari di banca, operai. Anche se il tragitto era breve come chilometri, si impiegava parecchio per le frequenti interruzioni di corrente e si rimaneva fermi a volte anche per mezz’ora.

La prima impressione che ho avuto è stata di una cittadina signorile, con il suo maestoso torrione, il muraglione e le mura di cinta a fare da cornice. Attraversando il corso Serpente Aureo, la prima fermata per tutti era il bar Balilla. I primi tempi furono per me di assestamento, ma molte cose mi colpirono.

Vita semplice, allegra, si conoscevano tutti, le porte delle case rimanevano aperte o quanto meno con la chiave inserita sulla serratura; le vie durante la giornata erano popolate da gruppi di donne che sull’uscio di casa lavoravano il tombolo.

Il mio lavoro mi portava ad avvicinare mamme e bambini e mi vengono in mente tanti episodi avvenuti in quel periodo che oggi mi sembrano assurdi. Intanto i neonati venivano fasciati molto stretti e uno dei miei compiti era istruire le mamme a vestirli in modo da lasciali liberi di sgambettare. In tanti anni ho dovuto faticare molto per sfatare le credenze popolari che erano a quei tempi molto radicate.

L’igiene era molto carente; al neonato veniva fatto il primo bagnetto con acqua tiepida nella quale veniva messo un pugno di terra (se era figlio di contadini), una moneta (che poi veniva presa come mancia dall’ostetrica), un rametto di olivo (segno di pace), sale, zucchero e tante altre cose che ora non ricordo. Pensate che igiene!

Un giorno in consultorio venne una mamma preoccupatissima perché da un pò di tempo il suo bambino respirava male. Il medico, dott. Santeusanio, capì subito, tolse immediatamente le fasce troppo strette e il piccolo tornò a respirare normalmente. Il nostro lavoro consisteva nel seguire e istruire le neo mamme nell’allevamento dei loro figli, nella preparazione delle pappe e nella prevenzione delle malattie esantematiche.

E’ da ricordare che le primissime vaccinazioni antipolio furono eseguite nei nostri consultori sotto la responsabilità dei genitori. Ora per fortuna è una pratica obbligatoria. Abbiamo assistito tante mamme che consumavano un pasto caldo a mezzogiorno.

Nella nostra struttura eravamo forniti di cucina, sala da pranzo con tavolinetti per quattro persone; i pasti erano preparati da una brava cuoca con ingredienti sempre freschi, la spesa si faceva al mercato tutte le mattine. Quindi pasti genuini e buoni, idonei per donne che allattavano.

Sono rimasta in servizio per 25 anni. Ho visto passare tre generazioni al mio ambulatorio. A questo punto ho capito che dovevo mettermi da parte, tanto più che questa bella opera, l’ONMI – Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, venne soppressa dalle nuove leggi. Peccato!

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