Il 3 Dicembre 1891 iniziò, in Offida, la pubblicazione del settimanale OPHYS, diretto da Guglielmo Allevi, che si avvaleva di collaboratori locali: avv. Edoardo Guarnieri, avv.Giuseppe Rosini e del dott. Antonio Marchionni.

In questo periodico, che rimase in vita fino al 9 Gennaio del 1897, furono riportate le manifestazioni del carnevale di quegli anni, che si possono rivivere, oggi, attraverso gli scritti, spesso vivaci e coloriti dei cronisti dell’epoca.

Non senza fatica e con risorse proprie, dal 2002 in poi, insieme ad altri amici e amiche, collaboratori e redattori, riportai in vita la storica testata offidana e ne divenni direttore per alcuni anni.

Pubblicammo e distribuimmo gratuitamente ben 14 numeri ricchi di notizie, curiosità e immagini. Tutte le edizioni sono liberamente fruibili qui .

Alberto Premici

CARNEVALE anno 1893

Il settimanale OPHYS riportò il 22 gennaio il seguente scritto. – Carnevale ha fatto il suo ingresso trionfale, in quest’anno, con un lusso di geli brillanti e di candido niveo manto che fa piacere e realmente fa molto freddo. Speriamo che l’astro del giorno (ci si permetta la frase poetica) torni far capolino di fra le nuvole per godersi, se non altro, le stupende mascherate che si vanno preparando e la silenziosa Lucina per sorridere ai spensierati e coraggiosi alunni e seguaci di Tersicore. Animo adunque! Ieri nelle sale del Municipio si intrecciarono le prime danze. Affrettatevi adunque, perché il quindici di Febbraio vi attende la polvere e l’oblio. Chi ha tempo non spetti tempo, dice il proverbio.-

29 Gennaio FESTA DA BALLO.

–La festa da ballo che il solerte Comitato tenne nella sala Comunale alla sera del 21 corrente riuscì alquanto spopolata, forse, perché la prima. Ciò non ostante le danze si prolungarono sino alle prime ore del giorno appreso. Ieri sera ne fu un’altra e ne diremo nel prossimo numero.-

5 Febbraio. –La seconda festa da ballo nelle sale del Municipio riuscì animatissima e si protrasse alle ore quattro del giorno appresso. Grande concorso di maschere, mascherine e mascheretti. Vi erano delle bellissime, ma ne tacciamo, i nomi per due ragioni: prima, perché molte non ne abbiamo riconosciute; secondo, perché potremmo dimenticarne qualcuna ed abbiamo interesse a non farci cavare gli occhi nella futura serata. Per finire: ammiratissimo il giovane elegante, instancabile ballerino, cui dobbiamo l’addobbo della sala, veramente indovinato. Un mio vicino indicandolo diceva: vedi? Balla per due! Come sarebbe adire? -Lui e… il poncino -Ho capito! Ma allora rettifico: dì pure per quattro dozzene.-

12 Febbraio. –Quest’anno, poi, i divertimenti crescono come pesci nelle mani di Gesù alle nozze di Canaan: feste da ballo pullulano da tutte le parti. Il mio ufficio sarebbe troppo oneroso se vi dovessi parlare di tutti i piccoli divertimenti di fami- glia, che sono riusciti deliziosissimi ed attraentissimi; ed è per questo che mi sono prefisso di fare un resoconto sommario dell’ultima settimana di carnevale. Stralcio dal mio taccuino quanto segue.

SABATO 4 –Nevica ed io sento molto freddo. Pur tuttavia una grande affluenza di persone al veglione tenuto alla sala Comunale. Bellissime le mascherine. Si notò una deficienza del sesso mascolino, ma la festa riuscì imponente ed il divertimento si protrasse fin dopo le quattro del mattino e forse (chissà) anche dopo. Un tale, poi, si lagnava, voglioso di ballare, che le suonate erano troppo brevi e troppo poche. Sfido io! Star sempre con l’istrumento in mano, con quel freddo, ci voleva del coraggio.

DOMENICA 5- Rappresentazione di una commedia con farsa al teatro, per cura di alcuni dilettanti. Dico dilettanti per modo di dire, ma dovrei dire artisti valenti se si deve aver riguardo agli applausi ed all’incasso fatto; ed invero le parti dei tre baggei furono squisitamente interpretate; ma il brillante riportò la palma della serata. Non parlo delle donne, perché il Vice Reporter ha, nel passato numero, interpretato il pensiero del pubblico. Mentre si rappresentava la commedia, un freddurista, osservando i due amorosi della compagnia, che viceversa, poi, sono due impiegati, con tono grave disse: Vedi, qua si è riuscito a quanto il nostro Municipio non è potuto in tanti anni riuscire -Come? Osservai io. -Già, hanno riunito Poste e Telegrafi.

LUNEDI’ 6 –Grande discussione al circolo sulla questione bancaria: molti sono per la banca di Stato, io solo per la libertà delle banche: perché preferisco fare il versamento dove più mi garba; dove più mi piace. Ma la questione venne interrotta dal getto di confetti e fagiuoli.

MARTEDI’ 7- Corso poco animato, ma poche maschere e, per contentino, un gran freddo. Mi ritirai a casa.

MERCOLDI’ 8- Corso molto animato, ma poche maschere. Il trimmulierato porta, però, il brio ed anche qualche scapaccione a tutta quella falange di marmocchi che si assiepano d’intorno. Alla sera andai a ballare.

GIOVEDI’ 9- Carnevale soffre d’anemia, ne è sufficiente tutto il ferro-china Bisleri per rinsanguarlo. Però la festa da ballo riuscì splendidissima. Molte le signorine, di cui tralascio il nome sulla punta della penna, per non commettere peccati d’escitanza. Le mascherine poche, ma belle. Una coppia rappresentante la Croce Rossa, così carina che don Alessandro, il quale ha un vizio cardiaco, aveva deciso sottoporsi alla loro cura più che quella dei Baccelli, dei Murri ecc…ecc… Una bella e ricca mascherata era quella rappresentante il dio dell’oro possente signor -Stupende due… come chiamarle, cavalli marini: candidi no, ma più che neve bianchi, di cui si richiede il bis. Non mi ero accorto che io, il Vice Reporter ed il Cronista giravamo intorno come la luna intorno alla terra. Indovinate che era! Due incantatrici di serpenti che avevano ammaliati i redattori dell’OPHYS. lo me ne fuggì e così, credo, anche il cronista, ma vi posso garantire che il Vice Reporter è rimasto accalappiato da una di esse e che non se ne libererà per tutta la vita.

VENERDI’ 10- C’era una volta la caccia al toro. Figuratevi una testa di toro di carta pesta, due corna appiccicate sopra, per groppone un coperchio di un baule e, sotto, un uomo che fingeva di ruggire. Quattro o cinque persone, con la camicia di fuori, con un fazzoletto rosso al collo, rappresentavano i torreadores.

MARTEDI’ 14- Nel dì di carnevale, poi, ammiratissimi furono: la tuba del cronista -Lo zelo indefesso nel suonare i piatti di una vaga donna (che poi era un maschio) -Le sbornie dei componenti la mascherata della Croce Rossa, i quali, invece di soccorrere gli ubriachi cadenti, furono, invece, rimorchiati ciascuno da due persone. Alla sera, verso l’Ave Maria, tutti con lo storico Guazzarò andavano in gruppo o a soli, girando, per le vie della città, portando sulle spalle il non meno storico Velurde, che, a loro volta portavano luce… e fumo. Un’ora dopo tutto era finito e nella città la quiete, la calma regnavano di nuovo sovrane. Solo, di tanto in tanto, si udiva il fruscio di una scopa insieme ad una cantilena, che non potei ben comprendere se mesta o allegra. Erano quelli addetti alla nettezza urbana, che fedeli agli ordini ricevuti, compivano la loro funzioni. Infine un amico saluta il fontaniere del comune che ama l’acqua sol perché fa prosperare la vite, e gli dice: -Embè, tu non fa come nu? -lo sono fedele Ma lu sacce che ti chiame Fedele.- Ma io sono fedele agli ordini ricevuti dal Sindaco. Infatti il povero fontaniere aveva ricevuti ordini categorici dal F.F. di Sindaco di star sempre in guardia nel caso che avvenisse qualche incendio. Ma non ve ne fu bisogno. E fu molto meglio.


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