Una bella immagine che segna il passaggio del mestiere di generazione in generazione. Una bimba che impara i rudimenti provando le “attrezzature”. Una mamma che raffina l’arte. E la nonna che insegna e controlla, con il guizzo di uno sguardo vigile e sapiente, che tutto sia fatto nel rispetto della tradizione. È la scultura delle Merlettaie che fanno il tombolo, opera di Aldo Sergiacomi, scultore di Offida scomparso venti anni fa in provincia di Ascoli Piceno, simbolo di un’intera città.

Persone e relazioni, sguardi attenti e mani veloci, strumenti e postura, ascolto e responsabilità, presente, passato e futuro. Una scultura che evoca tutto questo, un modello di apprendimento che risale alle botteghe del Rinascimento e che andrebbe valorizzato nelle scuole, nelle imprese e negli altri luoghi di lavoro. Sarebbe sensato.

Questa scultura disegna uno spazio civile dove il tempo di vita e quello del lavoro si riconciliano secondo la regola benedettina dell’ora et labora. Un’immagine che supera questo dualismo attraverso un equilibrio diverso tra spazio pubblico e privato, tra sofferenza e piacere. È in questa cornice di legami e di saper fare che si esalta il senso del lavoro come occasione quotidiana di realizzazione. Un’operosità che – assecondando tecniche e sapienze – cerca il lavoro ben fatto e a regola d’arte, guardandolo come una fonte di soddisfazione e pienezza.

Una scultura che ci invita a liberarci dalla gabbia con cui imprigioniamo quotidianamente il lavoro nello spazio che lo costringe al solo scambio economico. Possiamo lavorare anche per il gusto di fare bene, contenti di poter condividere questo piacere. Sarebbe sensato per noi e per gli altri.

Gabriele Gabrielli
Presidente Fondazione Lavoroperlapersona

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