Ora ospitati ad Offida e Amandola.

Ai carabinieri è sembrato di vedere un film già visto: un ospizio per anziani e non autosufficienti trasformato in lager, senza le autorizzazioni di legge, con ospiti male accuditi e chiusi, anche a chiave, in locali angusti e in condizioni igieniche disastrose. È lo scenario che i militari di Ascoli Piceno e del Nas si sono trovati davanti stamani all’alba, quando hanno fatto irruzione alla Casa di Giobbe, dove avevano fatto un blitz analogo nel 2000. Dieci anni fa c’erano meno ricoverati (una ventina), oggi ne hanno trovati 31, fra 40 e 90 anni, inviati da Comuni di tre regioni: Marche (in particolare da Fano e Montegranaro), Lazio (Rieti), Abruzzo (Giulianova). Nel 2000 erano stati arrestati i quattro titolari; questa volta i provvedimenti restrittivi, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal pm Ettore Picardi, sono stati otto: sono finiti in carcere il titolare Fernando Bernardi, 50 anni, già arrestato nel 2000, e R. N., 60, che assisteva un quarantaduenne affetto da sindrome di Down con tumefazioni e segni di maltrattamenti. Tracce che i due arrestati hanno cercato di giustificare con una caduta per le scale durante una crisi epilettica, ma la situazione sarà vagliata dagli investigatori. Sei donne si trovano invece ai domiciliari: due polacche e due nigeriane, impiegate come infermiere anche se non avevano i titoli, la moglie di Bernardi, Luigina Orsini, 46 anni, e la sorella Elena Bernardi, 56, entrambe corresponsabili della struttura, anche loro coinvolte nell’inchiesta del 2000, sfociata in un processo che si era chiuso con due patteggiamenti e due assoluzioni. Nel corso del blitz i carabinieri hanno trovato sette ospiti, circondati dai loro escrementi, in una stanza angusta chiusa a chiave dall’esterno. Gli altri erano comunque in condizioni precarie. A fare «da sentinella» all’ingresso della struttura, uno dei ricoverati, che all’arrivo dei militari avrebbe tolto di torno delle sbarre. Maltrattamenti, abbandono di incapaci, sequestro di persona, lesioni personali, esercizio abusivo della professione infermieristica sono i reati ipotizzati a vario titolo. La struttura aveva chiesto sei autorizzazioni in sei anni «di volta in volta per casa alloggio, casa famiglia, centro diurno, residenza protetta» al Comune di Ascoli, «che ha sempre detto di no e aveva diffidato dal proseguire l’attività» ha riferito l’assessore ai Servizi sociali Donatella Ferretti. Ma la Casa di Giobbe aveva continuato a lavorare in attesa di una sentenza del Tar, rinviata al maggio 2010. Adesso gli anziani ospiti sono stati accolti in una struttura a Offida e in un’ala, riaperta per l’occasione, dell’ospedale di Amandola. Gli operatori dei servizi sociali sono anche impegnati nella ricostruzione delle cartelle cliniche dei ricoverati: alla Casa di Giobbe non ne è stata trovata traccia. (Fonte: Il Messaggero)

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