Ci sono ancora i segni, sull’asfalto della Faleriense, di quell’assurdo schianto che giovedì sera ha strappato la vita a Francesco Orsini, 58 anni, di San Benedetto, ma con tante conoscenze e amicizie nel Fermano. C’è il dolore della figlia 24enne Veronica. C’è, tra chi lo ha conosciuto, lo smarrimento per una morte improvvisa, e insieme la rabbia per un destino che si accanisce, che già 5 anni fa aveva portato via all’uomo un figlio, Emanuele, investito da un’auto a Camerino, dove studiava. C’è il ricordo di momenti terribili, quasi irreali, come l’impatto tra la Alfa 166 e la Golf guidata da Moreno Lanzavecchia, 41 anni, di Sant’Elpidio a Mare, ancora ricoverato con una frattura del bacino. Con l’uomo la moglie, quasi illesa.
C’è chi ha vissuto in prima persona quegli istanti. Gioia Corvaro, consigliere comunale a Sant’Elpidio a Mare, è rimasta coinvolta nell’urto, trovandosi davanti la carambola impazzita dell’Alfa guidata da Orsini. Viaggiava verso Porto Sant’Elpidio, nell’impatto ha riportato la frattura dello sterno e del setto nasale, ma sta bene. “E’ stata una scena apocalittica – racconta –. Volavano pezzi delle due auto dovunque. Ho sterzato, ma non ho potuto evitare l’urto. Ho visto schizzare veloce l’auto che viaggiava sulla corsia opposta, e centrare in pieno l’altra”. Gioia rivela anche il momento subito dopo lo schianto. “Mi sono avvicinata all’Alfa. Orsini non è morto sul colpo, respirava affannosamente, si sforzava di dire qualcosa, ho provato a tranquillizzarlo, dicendogli che presto sarebbero arrivati i soccorsi. Infatti sono stati prontissimi, ma ormai era già tardi. Ci conoscevamo benissimo, ma in quel momento non sono riuscita a riconoscerlo”. Orsini, con ogni probabilità, si stava recando alla sede della Federprociv, l’organizzazione della Protezione civile, di cui era membro. Sede che si trova proprio lungo la Faleriense. Aveva pranzato con alcuni amici a Force. Tra questi, Angelo Goglia. “Un pranzo normale tra amici, avevamo chiacchierato, e dopo mangiato ci eravamo fermati per qualche ora, avevamo tirato fino alle 16 circa. Lo ricordo come una persona affabile, estremamente disponibile ed altruista. Amava dedicarsi agli altri, in particolare si impegnava su questioni sociali e situazioni problematiche. Lo ricordo particolarmente attivo per i terremotati, qualche anno fa”. Ieri la salma è stata trasferita a Offida, di cui era originario. A Offida come a San Benedetto tutti lo ricordano con affetto. Dal momento della morte del figlio, assicurano gli amici, Francesco non è stato più lo stesso. Sempre dinamico e alle prese con progetti da realizzare, ma, da allora, un velo di tristezza ha costantemente offuscato il suo sguardo. Senza scardinare del tutto l’ottimismo e, forse, l’allegria, perlomeno nella misura mostrata agli altri. In fondo al cuore, però, la ferita non ha mai smesso di sanguinare. D’altra parte, lo spirito d’iniziativa, l’entusiasmo e la volontà di andare avanti intraprendendo nuove strade non gli sono mai mancati. (Fonte: Corriere Adriatico – Autori: PIERPAOLO PIERLEONIE OLGA PIERGALLINI)

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