La polizia di Ascoli Piceno ha arrestato 4 pescaresi e una donna foggiana specialisti della così detta “truffa americana”, ovvero del finto lascito di eredità di un parente scomparso. La Squadra Mobile di Ascoli Piceno, in collaborazione con la Squadra Mobile di Pescara, ha arrestato Sascia Santapaola, 27 anni di Pescara residente a Villanova, Rosa Bevilacqua 35 anni di Foggia ma residente a Montesilvano, Antonino Galletta 50 anni di Cappelle sul Tavo e Enzo Di Felice, 36 anni di Pescara ma residente a Montesilvano. Grazie anche ad alcune intercettazioni telefoniche gli agenti sono riusciti ad incastrare il sodalizio criminale che dovrà rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Sarebbero quindici in tutto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli episodi consumati e tentati tra la provincia di Foggia e Macerata. Così il gip di Ascoli Piceno Annalisa Gianfelice, condividendo le richieste del pubblico ministero Ettore Picardi, ha emesso un’ordinanza di misura cautelare in carcere. Il “modus operandi” del gruppo era sempre lo stesso: la donna si avvicina alla potenziale vittima, molto spesso individuata nei pressi di mercatini rionali.

E da lì partiva la messa in scena e il racconto di essere alla ricerca di un determinato medico (inesistente) a favore del quale il padre, in punto di morte, avrebbe disposto la donazione di una consistente somma di denaro come ricompensa per avergli salvato la vita durante la seconda guerra mondiale. A questo punto interviene un complice che, simulando di essere a sua volta un medico, si dichiara disposto ad aiutare la donna straniera e, dopo alcune finte telefonate, comunica che il dottore destinatario del lascito ereditario era deceduto.
La falsa benefattrice, fingendo sconforto e disperazione per la notizia appresa, manifesta così l’intenzione di voler comunque devolvere il denaro in beneficenza, donandone una parte alle due persone (vittima e complice) che l’hanno aiutata. Dopo una lunga opera di persuasione, la vittima viene indotta a credere che per formalizzare la donazione è necessario recarsi da un notaio, il quale però ha bisogno di una certa somma di denaro a garanzia della transazione. L’anziano, a quel punto, viene convinto a prelevare una somma in banca che varia, a seconda delle sue disponibilità economiche, fra i 3.000 e i 9.000 euro. Effettuato il prelievo, alla presenza di un terzo complice che sorveglia a distanza la vittima all’interno della banca, l’anziano viene fatto salire in macchina e, lungo il tragitto per recarsi dal notaio, con il pretesto di dover acquistare una marca da bollo, viene fatto scendere. Allontanatasi la vittima, i malfattori si dileguano con i soldi prelevati poco prima. Grazie ad una delle ultime vittime il sodalizio è stato arrestato ma molto spesso, racconta la polizia, i malfattori riescono a farla franca perché gli anziani preferiscono non denunciare per vergogna e per la difficoltà di dover spiegare ai familiari quanto accaduto. (Fonte: Primadinoi.it)

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